Walter Ferrari Fontanili di Lombardia - Walter Ferrari Fotografo

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Prefazione

La Pianura Padana, territorio a noi tutti caro per la bellezza dei suoi paesaggi, piatti, ma spessi in valore culturale, per la sua agricoltura e per le sue opere idrauliche, uniche in tutta Europa, ricche di storia e frutto di un umile e lungo lavoro, ha in se elementi naturalistici preziosi, così come uno scrigno nasconde al suo interno gioielli ed ori.
Tra di essi spiccano per fascino, bellezza e ricchezza in forme di vita i fontanili, piccoli biotopi sparsi nella pianura Padana, alimentati da acque sorgenti fresche e pulite. Proprio per queste caratteristiche questi ambienti, spesso minuscoli e poco identificabili nella vastità del territorio della pianura, hanno conservato nel tempo elementi faunistici e floristici ecologicamente molto esigenti, divenuti oggi molto rari nel contesto lombardo.
L’espansione dell’urbanizzato, l’intensificazione delle colture agricole che spesso hanno creato “deserti” monospecifici a mais, frumento o riso, hanno impoverito e destrutturato la complessità di un territorio che un tempo era complesso, articolato da un susseguirsi di prati, siepi, rogge, piccoli boschi e fontanili. La banalizzazione del territorio agricolo degli ultimi cinquant’anni ha spinto molti agricoltori a cercare acque “più facili”, sebbene spesso più costose, abbandonando anno dopo anno i fontanili, favorendone l’interramento ed altri processi degenerativi.
Oggi i fontanili vivono in quanto divenuti “elementi culturali” e sempre di meno come elementi strategici per l’agricoltura. Infatti, sempre più, sono riconosciuti come realtà cardine di un paesaggio lombardo “storico”, fondamentali per il mantenimento di comunità vegetali ed animali ormai rare (hot spot di biodiversità).
In quanto “elementi culturali” i fontanili sono divenuti sempre più “soggetti attivi” di campagne a favore dell’ambiente, per un’agricoltura sostenibile e di qualità. Perseguendo questi obiettivi anche i libri che trattano di fontanili assumono un ruolo strategico nella conservazione dell’identità colturale, della natura e del paesaggio.  
Sono convinto che questa opera, scritta dall’amico Walter, contribuirà positivamente nel far conoscere ed apprezzare i fontanili lombardi, un tempo fonte di vita ed oggi fonte di ispirazione per chi come me ama trascorrere un po’ di tempo lungo le sponde delle teste osservando attentamente il brulichio della vita, al suono dell’acqua che scaturisce fresca e limpida dal sottosuolo.

Dott. Stefano Gomarasca
Università di Milano
Presentazione

Mi sono chiesto perché scrivere un libro (DVD) sulle risorgive e fontanili, oltre al fatto che sempre sono stato ammirato dai fontanili e dal gorgoglio  dell’acqua in particolare.
Forse questa passione viene da lontano, essendo nato in una piccola casa nel verde, a Settala in provincia di Milano, casa  che precedentemente era un mulino da Pila (spellava il riso), poi trasformata in unità abitativa.
Attualmente è un rudere, ma è rimasta  la parte esterna del manufatto idraulico ( il cosiddetto incile) che reggeva la ruota del mulino  e convogliava l’acqua dell’asta del fontanile che lo alimentava.
Passione incrementata nel corso degli anni anche dall’interesse naturalistico e botanico che mi ha fatto “girare in lungo e in largo” il territorio del mio comune, dei comuni limitrofi e poi, a motivo di questo libro, anche dei comuni di Lombardia in cui vi sono i fontanili più belli e numerosi.

Cosa sono i fontanili
Il fontanile è un ambiente seminaturale creato dall’ingegno dell’uomo laddove l’acqua riemergeva dal terreno in modo del tutto naturale. Alla base del fenomeno dei fontanili vi è quindi  quello delle risorgive naturali. Queste sono legate  alla natura e alla conformazione  dei substrati che caratterizzano la Pianura Padana e quindi al suo passato geologico.

Origini della Pianura Padana. Alta Pianura e Bassa Pianura
Verso la fine  dell’era Terziaria (5 milioni di anni fa) la Pianura Padana non esisteva ancora e al suo posto, tra le catene alpine a nord e quelle appenniniche a sud, si estendeva un grande golfo formato dal Mare Adriatico.
Nel corso del tempo, durante l’era Quaternaria (3 milioni di anni fa) e le successive cinque glaciazioni,  i grandi fiumi provenienti dalle zone montane trasportarono ingenti quantitativi di materiali alluvionali che  riempirono  il primigenio bacino marino, formando il livello base della pianura che noi tutti conosciamo.
Quasi nel centro è posta Milano; tracciando una linea orizzontale passante per la città si individuano  due porzioni: l’alta Pianura, rappresentata dalla parte più elevata dei conoidi (accumuli di detriti a forma di ventaglio, costituiti da grossi ciottoli che torrenti e fiumi depositarono al termine del tratto a maggior pendenza e quindi a maggior velocità) che si allargano allo sbocco delle valli alpine, e la bassa Pianura, la cui altitudine varia da 150 a 100 metri sul livello del mare.
La Pianura Padana non è infatti perfettamente orizzontale, come sembrerebbe a prima vista, ma un piano dolcemente inclinato  dalla base delle Alpi alla valle del Po, a prescindere da qualche ondulazione occidentale. Man mano che ci si discosta dall’alta pianura, diminuisce la granulometria (diametro) dei depositi alluvionali e si passa quindi da ciottoli e ghiaie a sabbie ed argille.

La fascia delle risorgive
L’acqua meteorica (pioggia o neve)  può infiltrarsi facilmente negli  spazi vuoti esistenti fra i ciottoli che caratterizzano i depositi dell’alta pianura, andando ad alimentare la falda sotterranea, ma il suo cammino nel sottosuolo viene poi sbarrato da strati di argille impermeabili, che si trovano a profondità variabili, gradualmente decrescenti dai 70-100 m. dell’alta pianura fino a pochi metri.  Nella zona di passaggio fra l’alta e la bassa pianura l’acqua della falda risale quindi in superficie, in quello che viene così chiamata la fascia delle risorgive ( o dei fontanili allo stato naturale), larga alcuni chilometri, che si estende in senso est-ovest da Cuneo (Piemonte) fino a Monfalcone (Friuli Venezia Giulia).

I fontanili e l’agricoltura
I fontanili sono stati un elemento fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura e più in generale per il progresso economico del territorio lombardo.
Si deve ai monaci Cistercensi, stabilitisi nel 1135 a Chiaravalle, l’avvio dell’importante lavoro di bonifica  che ha profondamente segnato l’ambiente, trasformando in terreni altamente produttivi, aree un tempo paludose.
L’opera dei monaci Cistercensi, e più tardi degli Umiliati, consentì  di trasformare una  terra di acquitrini  in sede di un’agricoltura intensiva e specializzata, grazie alla creazione di una rete di rogge e fontanili  per l’irrigazione estesa e grazie anche alla coltura delle marcite (vedi cap. a pag.), che proprio sfruttando l’acqua dei fontanili, permetteva continui cicli di produzione, senza soste stagionali, garantendo l’ininterrotta produzione di foraggio fresco per gli allevamenti bovini.
L’importante ruolo   assunto da queste particolari risorgive dipese soprattutto dalle caratteristiche delle loro acque. Tra quelle più rilevanti si possono evidenziare: il flusso, che era complessivamente regolare; la temperatura,  pressoché costante durante tutto l’anno; la qualità,  che era ottima sia dal punto di vista organolettico che da quello chimico fisico.
Nel periodo compreso tra il 1600 e l’inizio del 1900, l’aumento di capitale ottenuto dal proficuo uso dei fontanili, dalla coltivazione delle risaie, così come da quelle delle marcite  e dei prati irrigui, spinse l’azienda agricola  ad incrementare sempre più  la dimensione della proprietà; conseguentemente sorse la necessità di avere una struttura piramidale  di tipo aziendale tra le  persone che vivevano e lavoravano in agricoltura.
All’apice di questa struttura  sociale stava il Padrun (Proprietario), poi via via a scendere si passava al Fitaul (colui che affittava le proprietà… il vero Imprenditore), al Fatur (Fattore) e ad una miriade di salariati: il Casé (Casaro), il Bergamin (Mungitore), il Campé (Camparo), il Fré (Fabbro),  il Masnant
(Mugnaio),  ecc…
Purtroppo, l’avanzata del processo d’industrializzazione di fine Ottocento e, soprattutto, del  Novecento, ha fatto modificare anche il settore agricolo; i fontanili sono andati  decadendo a causa di  vari fattori tra cui rivestono una particolare importanza:
-l'impermeabilizzazione dei suoli che ha notevolmente ridotto l'apporto delle acque meteoriche alla falda freatica;
-l'enorme prelievo di acque sotterranee per alimentare la crescente industrializzazione ed urbanizzazione;
-l'abbandono dei tradizionali metodi di coltura e soprattutto delle marcite;
A partire però dagli anni 90 con la chiusura dei grandi insediamenti industriali si è assistito ad un innalzamento della falda freatica, il che ha comportato che molte amministrazioni, tra cui la Provincia di Milano, hanno cominciato a riconsiderare il ruolo dei fontanili favorendone ove possibile il loro ripristino ed emanando norme a loro tutela.

Fontanili e religione
Nel Basso Medio Evo, la limpidezza e la purezza delle acque dei fontanili portò molti ordini religiosi ad edificare chiese, abbazie e santuari  in prossimità di grosse risorgive, come luoghi suggestivi per il raccoglimento e la meditazione.
La trasparenza, la freschezza ed il soave gorgoglio delle acque che emergono dal sottosuolo, la vegetazione lussureggiante presente in questi ambienti, così come l’abbondanza di pesci venivano interpretati quale dono divino concesso all’uomo per il suo mantenimento terreno.  Tutto questo, nel corso del tempo, portò a definire il Basso Milanese non solo “Giardino d’Europa”, ma anche “Giardino della Cristianità”.

Struttura e funzione del fontanile
Il fontanile è essenzialmente articolato in due parti: la testa (o capofonte) e l’asta. La testa, che consiste in un’escavazione di forma tondeggiante più o meno allungata da cui sgorgano le polle di acqua sorgiva (dette anche “occhi”),  rappresenta la parte più importante; un tempo veniva realizzata attraverso lo scavo  di buche di varia dimensione  e profondità là dove si trovava un’area  di risorgive naturali.  Si passa da teste di fontanili molto grandi (perimetro  di 300 metri) a fontanili  con teste minuscole (perimetro  di soli 12 metri). Ciò che incuriosisce più di tutto è però la variabilità delle forme: si riscontrano teste rotonde, triangolari, ovali, quadrate, rettangolari o più o meno allungate, a forma di T.
L’acqua accumulata nella testa si avvia verso  un canale  di deflusso  chiamato “asta “ (oppure   “collo”  o “cavo” del fontanile” ); essendo la pendenza dell’asta inferiore rispetto a quella dei terreni circostanti, l’acqua che vi scorre guadagna progressivamente quota fino ad arrivare al piano campagna e poter essere utilizzata  per l’irrigazione dei terreni agricoli.
Per lungo tempo sul fondo dell’alveo non fu mai posta alcuna struttura per aumentare la fuoriuscita delle acque, cosicchè queste emergevano naturalmente attraverso il cosiddetto fenomeno del “ribollio delle acque”. Intorno al  XVIII secolo si iniziò ad inserire sul fondo ghiaioso  dei tini di legno di rovere senza fondo, alti da due a tre metri, che venivano fatti sprofondare utilizzando pesanti mazze di ferro, estraendo poi la sabbia e la ghiaia dal loro interno. Negli ultimi anni del  XIX secolo i tini  di legno furono sostituiti da altri in cemento che a loro volta vennero presto rimpiazzati da tubi di ferro con diametro di circa 10-15 cm, ancor oggi utilizzati, impiantati nel fondo ghiaioso dell’alveo fino a raggiungere 8-10  metri di profondità.
Un ulteriore importante elemento che caratterizza i fontanili sono gli argini. Questi si possono presentare estremamente diversificati, infatti possono essere più o meno colonizzati dalla vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea. Nel contempo possono essere caratterizzati da una diversa granulometria del materiale che ne costituisce l’ossatura, da una differente inclinazione e da un’assenza o da una presenza di strutture artificiali per controllarne la franosità.
Un tempo, nel caso di dislivello più accentuato, si utilizzava l’acqua come forza motrice per alimentare mulini  e segherie.
L’acqua che fuoriesce dai fontanili presenta una temperatura costante durante tutto l’arco dell’anno,  compresa fra i 14 -16 C° in primavera/estate  e 16 -18 C°  in autunno/inverno. Questo fenomeno si verifica perché le acque sotterranee  si trovano isolate dall’ambiente esterno  da potenti spessori di suolo; tale condizione non permette uno scambio termico veloce, pertanto l’accumulo di calore estivo viene disperso dalle acque lentamente nel corso dell’inverno e viceversa.

Cura dei fontanili
Come tutte le opere dell’uomo  anche i fontanili necessitano di una costante e periodica opera di manutenzione.
Diversamente, il continuo trasporto di argilla da parte delle acque e l’abbondante vegetazione acquatica farebbero evolvere naturalmente il fontanile verso lo stadio di palude, poi poco alla volta, in un prato ed infine in un bosco umido” dominato da ontani e salici.
E’ necessario, quindi, al fine di mantenere la capacità drenante, provvedere a periodiche opere di spurgo, consistenti nella pulitura dell’alveo, fino a raggiungere lo strato di ghiaia e sabbia, mediante asportazione del materiale terroso e dei detriti vegetali trasportati poco a poco sul fondo della testa e dell’asta, e  di asportazione della vegetazione acquatica e ripale che ostacola il deflusso delle acque.
Se fino a qualche anno fa la manutenzione veniva effettuata a mano con pale e badili dal “camparo”,  oggigiorno le operazioni  di spurgo vengono eseguite con mezzi meccanici, i cosiddetti “ragni” che attraverso un sistema di ganasce asportano il materiale accumulato.
Per quanto riguarda invece lo spurgo dei tubi viene usata dell’aria compressa che inserita nel foro a  pressioni elevate consente di asportare il materiale in eccesso.
Già Leonardo da Vinci, a proposito di manutenzione dei fontanili, scriveva: “A li fontanili si debbe segare spesse volte le sue erbe, acciò che l’acqua sia veduta chiara colli lor fondi ghiaiosi, e sol si lasci erbe atte al nutrimento dé pesci, come crescioni e simili altre erbe. Li pesci debbono essere di quelli che non intorbidino le acque, cioè non vi si metta anguille, né tinche, né ancora lucci, perché distruggan li altri pesci”.
E ancora:  “Il salvatico asino quando va alla fonte per bere e truova l’acqua intorbidata, non arà mai sì gran sete che non s’astenga di bere e aspetti ch’essa acqua si rischiari”.

Ecologia del fontanile
Dal punto di vista ecologico i fontanili devono essere considerati dei veri e propri esempi di biodiversità, dato che rappresentano uno degli ultimi habitat rifugio per molte specie vegetali e animali.
In alcuni casi i fontanili sono accompagnati da uno spazio boscato ben strutturato: nello strato arboreo si trovano specie caratteristiche  della pianura padana, come la Farnia ( Quercus robur), l’Olmo (Ulmus minor), l’Acero campestre (Acer  campestre), il Pioppo nero (Populus nigra), l’Ontano nero (Alnus glutinosa) e il Salice bianco ( Salix alba), il Carpino bianco (Carpinus betulus), il Ciliegio selvatico ( Prunus avium).
Molto ricco è anche lo strato arbustivo, costituito da specie comuni come: Sambuco nero (Sambucus nigra), Sanguinello (Cornus sanguinea), Biancospino (Crataegus mongyna), Nocciolo  (Corylus avellana) e Prugnolo (Prunus spinosa).
Non mancano le  piante acquatiche, come la lenticchia, il ranuncolo, la veronica, la menta d’acqua.
La fauna presenta insetti come libellule e coleotteri, sanguisughe, invertebrati e molluschi. E poi anfibi come rane, raganelle, rospi; pesci come carpe, tinche, ghiozzi e anguille.
L’avifauna è ben rappresentata da specie che sono legate sia all’ambiente acquatico che a quello della boscaglia e della siepe: Il martin pescatore, picchio rosso, il germano reale, la gallinella d’acqua e la folaga, l’usignolo, il lucherino, il fringuello, la cinciallegra, la capinera, il cuculo, il picchio verde e il merlo.

Funzione  paesaggistica - ricreativa
Non solo gli animali, anche l’uomo ha bisogno sempre più di ambienti naturali o seminaturali in cui svagarsi, costretto com’è a vivere  in luoghi degradati o poco salubri.
Proprio perché vicino a casa, il fontanile è un luogo prezioso che permette di rilassarsi osservando la natura, come scrisse Virgilio (Bucolica 1): ”O fortunato vecchio qui tra i noti fiumi e le sacre fonti ti godrai il fresco delle dense ombre”.
Il solo accesso alla vista dell’acqua  trasparente ed il rumore generato dal suo movimento sono in grado di attrarre l’attenzione del visitatore, generare un senso di isolamento dall’ambiente circostante per rendere grazie a Dio, come San Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature del XIII° secolo : “Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta”.
Walter Ferrari
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